Popoli sotto assedio 2016
CinemAnemico, 4-11-18 e 25 novembre 2016
In quanti modi può essere assediato un popolo?
…dall’aggressione di uno stato dominante
…dai pregiudizi e dall’intolleranza della religione
…da una maggioranza di censo, di razza, di cultura
…dal ciò che lo costringe a scappare dal proprio paese
…dall’ignoranza
…dagli interessi economici di multinazionali rapaci
Tre dei quattro film in programma per questa nuova edizione di Popoli sotto assedio ci parlano esplicitamente della guerra e ne fanno la protagonista assoluta del ciclo; uno solo è ambientato in un’Europa senza guerra ma racconta di un uomo fuggito dall’Africa, un continente che possiamo considerare continuamente sotto assedio.
Il vero tratto di unione di questi film è però il desiderio di pace; ciascuno di essi, sebbene in maniera molto differente, mette l’accento sui rapporti fra gli esseri umani, sulla possibilità (o sulla speranza) di superare le differenze, di andare oltre i conflitti e di recuperare i sentimenti buoni, quelli che uniscono.
Venerdì 4 novembre, Mandariinid (Tangerines) del georgiano Zaza Urushadze ci riporta al conflitto che nel 1992 coinvolse la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia. La storia raccontata è quella di un vecchio estone (Ivo) che accoglie nella sua casa due soldati delle opposte fazioni, feriti. Per descrivere il film penso siano più che sufficienti queste parole del regista: “Non credo che questo film possa risolvere i problemi tra Abcasia e Georgia ma penso comunque che possa portare un messaggio umanitario. Tangerines non affronta solo una guerra locale ma parla di persone che vivono nel conflitto e cercano di conservare una loro umanità”.
La settimana successiva, l’11 novembre, Indigènes ci porta indietro fino al 1943 in piena seconda guerra mondiale. Il regista Rachid Bouchareb, francese di nascita ma algerino di origine, ripesca dal dimenticatoio della Storia quella di quattro soldati algerini che, come tanti altri, lasciarono la loro Africa per venire in Europa a combattere nell’esercito francese contro la Germania. È un film di guerra che ricostruisce i combattimenti con realismo e senza risparmiare nulla delle brutture della guerra. Ma soprattutto è un film sull’aspetto migliore dei rapporti umani, quello che anche nella peggiore delle situazioni permette di superare le differenze e di instaurare legami affettivi. Indigènes è un film che coinvolge ed emoziona.
Il 18 novembre e’ la volta di L’envahisseur del regista belga Nicolas Prevost. Questo e’ un film che ci parla di molte cose: dell’immigrazione, della ricerca di integrazione, della rabbia e anche dell’amore (o del bisogno di amore). Al contenuto si associa l’estetica rappresentata dalla bellezza dei due protagonisti: Isaka Sawadago che interpreta l’africano e Stefania Rocca nei panni dell’europea. I due, secondo i canoni più comuni, non potrebbero essere più diversi ma probabilmente è proprio questo il punto di forza del film perché mette l’enfasi sulla distanza che separa i loro due mondi e ci racconta del desiderio di superare il divario e degli ostacoli posti dalla società attuale. E’ un film che alterna momenti di speranza a momenti di disperazione. E’ un film che fa riflettere.
Il ciclo termina il 25 novembre con Loin des hommes di David Oelhoffen. Siamo in Algeria nel 1954, negli anni della rivolta contro il colonialismo francese. Il protagonista è un maestro di sangue misto franco-spagnolo che viene incaricato di scortare un algerino accusato di omicidio fino alla città dove dovrebbe essere processato e condannato. Alla storia, tratta dal racconto ‘l’ospite’ di Camus, fanno da sfondo e da contorno i magnifici e selvaggi paesaggi dell’Algeria, i suoni e la bella colonna sonora. Come per gli altri film della rassegna il focus è posto sul rapporto che si instaura tra i due, impreziosito da alcuni dei più importanti valori umani come per esempio l’etica e la giustizia.
Proiezioni presso la Casa del popolo di Settignano, ore 21.30. Ingresso riservato ai soci.
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