Venerdì 6 FEBBRAIO 21.30
Metéora
un film di Spiros Stathoulopoulos, con Theo Alexander, Tamila Koulieva, Giorgios Karakantas, Dimitris Hristidis, drammatico, romantico, durata 82 min. – Grecia, 2012
Greco sub.Ita
Sulle calde pianure della Grecia centrale, adagiati su colonne di arenaria, si ergono i monasteri ortodossi di Meteora, sospesi tra la terra e il paradiso. Un forte contrasto con questo mondo ascetico è rappresentato dai cicli di vita che si susseguono nelle fattorie delle valli sottostanti. Il giovane monaco Theodoros e la suora Urania hanno consacrato la loro vita ai rigidi rituali e alle pratiche della loro comunità. Tuttavia, il forte affetto che nutrono l'uno per l'altra mette a repentaglio la loro vita monastica. Combattuti tra la loro devozione spirituale e il desiderio umano, i due religiosi dovranno decidere quale sia il giusto cammino da seguire.
Meteora, che rappresenta la Grecia in concorso alla 62ma Berlinale, avrebbe potuto essere un quadro liturgico superbo, con i suoi due monasteri arroccati sui monoliti della Tessalia che si fronteggiano come due campanili, con i loro raggi di luce favolosi (fotografati dallo stesso regista), con le loro figure nere che non appartengono ad alcuna epoca precisa e che si muovono con compunzione al ritmo eterno dei riti religiosi, con le capre che pascolano sulle colline e il vecchio eremita ritirato in una grotta. La qualità pittorica del film è inoltre rafforzata da alcune immagini parzialmente animate che sembrano affreschi religiosi, naif e dalla vernice scrostata, davanti ai quali scorrono nuvole o onde di cartapesta.
Stathoulopoulos ha tuttavia scelto di fare questo film per illustrare la tensione degli uomini tra divino e secolare, tra spiritualità e piaceri o desideri terreni. Lo fa attraverso la storia d'amore tra un monaco cattolico Ortodosso, Theodoros (Theo Alexander), e una suora, Urania (la russa Tamila Koulieva), che si trovano divisi dall'abisso che separa i loro rispettivi monoliti e dalle esigenze della loro fede. Il risultato è un film dai dialoghi parsimoniosi che si rivolge palesemente ai cinefili più ortodossi, o quantomeno a quel pubblico un po' particolare che ama ascoltare a lungo il canto delle cicale contemplando paesaggi bruciati dal sole o ascoltare i vecchi contadini della Tessaglia suonare il flauto nei campi di ulivi.
La storia d'amore proibita che è al centro del film ci avrebbe guadagnato ad occupare un po' più di spazio rispetto ai paesaggi e ai rituali, giacché la scena del pic-nic (la più dialogata del film) è affascinante, e mostra Theodoros e Urania che ridono di cuore ripetendo la parola "disperazione" nelle loro rispettive lingue, prima che il primo cerchi di forzare un atto che Urania, in quanto donna, non respinge del tutto. Da citare anche la bellissima scena in cui i due comunicano a distanza muovendo specchi verso il sole: indubbiamente, dall'alto di un rilievo naturale impressionante, questa visione di una luce accecante mossa dall'amore è il genere d'immagine che giustifica questo genere di film.
Venerdì 13 FEBBRAIO 21.30
Kynodontas
(Dogtooth)
un film di Yorgos Lanthimos, con Christos Stergioglou, Michele Valley, Angeliki Papoulia, drammatico, durata 94 min. – Grecia, 2009 Greco sub.Ita
Dogtooth, girato in cinque settimane con un piccolo budget e al termine di una torrida estate greca, racconta di una famiglia composta da cinque membri che vive in isolamento e i cui figli non si allontanano mai da casa (“non prima che ti cada il canino” – dogtooth in inglese). I genitori si occupano della loro istruzione e del loro tempo libero in maniera del tutto particolare, facendo in modo che il loro timore verso l'esterno cresca di pari passo con la loro dipendenza dalla protezione dei genitori.
Questa artificiosa felicità familiare subisce un cortocircuito quando un agente di sicurezza donna (Anna Kalaitzidou), invitata dal padre per soddisfare i desideri sessuali del figlio, fa un regalo alla figlia più grande e chiede in cambio, a sua volta, un favore sessuale.
Dogtooth esplora il modo in cui un pater familias dominatore (Christos Stergioglou) arriva a controllare e a rendere tutti dipendenti, dalla madre (Michelle Valley) al figlio (Hristos Passalis) e alle figlie (Aggeliki Papoulia e Mary Tsoni), passando per le persone che sceglie accuratamente prima di portarle in famiglia. Lanthimos racconta la distopia di una famiglia "asettica" che ha paura di essere contaminata dalle influenze giudicate dal padre inappropriate perché incompatibili con quella che lui ritiene essere una buona educazione.
Lanthimos utilizza inquadrature leggermente distorte per riflettere la prospettiva deformata di questa famiglia: i figli stanno a malapena nello schermo, questo per sottolineare la sproporzione tra la loro crescita fisica e la loro età mentale. Il regista sottolinea ampiamente questa antitesi senza temere di indugiarvi troppo.
La tela di fondo del racconto è una parabola sul modo in cui il leader di un gruppo può arrivare ad alterare la percezione che il gruppo ha della realtà, rimpinzandolo di menzogne ridicole ed erigendo muri che garantiscono non solo che nessuno si sottrarrà a questa manipolazione, ma che questa sia vista persino come una protezione.
Lanthimos e il suo co-sceneggiatore Efthymis Filippou hanno infarcito la sceneggiatura di implicazioni socio-politiche arricchite dal più caustico senso dell'umorismo che il cinema greco abbia conosciuto negli ultimi anni, e anche se le gag potrebbero non piacere a tutti, l'ottima interpretazione di tutti gli attori, giovani e adulti, conferisce al film l'atmosfera leggera di una commedia salace, agrodolce e un po' assurda, e ne fa un'esperienza strana ma divertente intorno a un soggetto apparentemente difficile.
Gli autori hanno circondato il loro film di mistero, così come i protagonisti del film proteggono i loro figli, ma il primo contatto di Dogtooth con il resto del mondo ha portato i suoi frutti: avendo la grande responsabilità di essere il primo lungometraggio greco presente nella selezione ufficiale a Cannes dopo più di un decennio (dalla Palma d'oro di Theo Angelopoulos per L'eternità e un giorno nel 1998), Dogtooth è stato accolto con grande entusiasmo dalla stampa greca e straniera in occasione della sua anteprima.
Yorgos Lanthimos: Il film evoca diversi concetti, come il futuro della famiglia, il modo in cui le famiglie funzionano e se questo sia destinato a cambiare. Parla dei figli che crescono, delle famiglie greche e della loro tendenza a tenere i figli in casa rendendoli dipendenti dai propri genitori.
Parla anche dell'enorme influenza che l'educazione può avere e di coloro che guidano gruppi sociali in generale – che si tratti di una famiglia o di un gruppo più vasto, o anche di una relazione tra due persone. Come si può influenzare il modo di pensare di qualcuno e fargli credere quello che si vuole, che sia vero oppure no: questo può succedere senza che la persona si renda veramente conto di ciò che accade intorno a sé.
Venerdì 20 FEBBRAIO 18.30
Replica Kynodontas
Venerdì 20 FEBBRAIO 20.30
Attenberg
un film di Athina Rachel Tsangari, con Ariane Labed, Yorgos Lanthimos, Vangelis Mourikis, drammatico, durata 97 min. – Grecia, 2010 Greco sub.Ita
“È la prima volta che entra qualcosa di estraneo nella mia bocca”, più o meno queste le parole con cui inizia Attenberg, spaccato della vita di Marina, ragazza ventitreenne infantile e solitaria, alle prese con la scoperta di una sessualità che è restia a vivere in maniera spontanea. Marina non sa se le piacciono gli uomini o le donne, forse nessuno dei due. Le uniche persone con le quali ha un rapporto sono l’amica Bella e il padre, malato terminale, con il quale ha un fortissimo legame. È proprio con lui che Marina passa gran parte del tempo a guardare i documentari di Sir David Attemborough, finendo per riconoscersi nella specie animale piuttosto che in quella umana.
Un film che parla di tabù come il sesso e la morte con un’ironia dolce e delicata. A questo proposito, la Tsangari sceglie il padre di Marina come portavoce di un modo di affrontare la morte che mira a sdrammatizzarla e a considerarla semplicemente parte della vita, regalando allo spettatore piccoli momenti di humor nero riguardo alla cremazione, vietata in Grecia, a cui si può ricorrere solo spedendo i corpi all’estero, per poi far rientrare in patria le ceneri.
Tra i momenti più belli e sentiti, sicuramente la danza di sfogo di Marina in ospedale, davanti al letto del padre morente, sulle note di una canzone dei Bepop, gruppo preferito del genitore. Impossibile dimenticare poi la scena iniziale del film: inquadratura fissa su Bella e Marina, immobili e distanti, protese in avanti con il viso per infilare ognuna la lingua nella bocca dell’altra.
Tra i punti di forza, la sceneggiatura scarna, fredda, rigorosa e necessaria, e il lavoro degli attori, puliti nei movimenti e realisti nella recitazione, tanto che Ariane Labed (interprete di Marina) ha vinto il premio come miglior attrice nell’ambito della 67esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia.
Venerdì 27 FEBBRAIO 21.30
Alpeis
(Alpi)
un film di Yorgos Lanthimos, con Aris Servetalis, Johnny Vekris, Ariane Labed, Aggeliki Papoulia, Stavros Psyllakis, drammatico, durata 93 min. – Grecia, 2011 Greco sub.Ita
Dopo la vittoria in Un Certain Regard nel 2009 con Dogtooth, le porte di Venezia si sono aperte per il terzo lungometraggio di Yorgos Lanthimos, Alps. Racconto assurdo sull'umanità, la perdita e le regole non rispettate (…).
La premessa del film è incentrata su un nuovo servizio in affitto. Un'infermiera, un paramedico, una ginnasta ed il suo allenatore formano Alps, un gruppo che aiuta chi ha sofferto la morte di un caro ad andare avanti sostituendo i parenti scomparsi, amici o colleghi. Una figlia, appassionata di tennis, è morta da poco? Nessun problema, gli Alps (con lo slogan “quando arriva la fine gli Alps ci sono”) sono presenti e pronti ad aiutare a non tagliare tutti i ponti con gli scomparsi. Con tutte le attrezzature del tennis, i discorsi entusiastici sull'ultimo incontro e le preoccupazioni sull'abbigliamento sportivo e le scarpe, il sostituto dà un'impressione di normalità, in cui nulla è cambiato.
Lanthimos prende in prestito dal suo primo film l'attrice protagonista e lo stile. Il pubblico sarà felice di rincontrare una delle più convincenti giovani attrici greche, Aggeliki Papoulia, qui nel ruolo dell'infermiera, che sceglie di non osservare il rigido codice d'onore di Alps (che prevede che i membri del gruppo non abbiano relazioni intime coi clienti). Conversazioni piatte e assurde portano alla memoria momenti simili in Dogtooth, mentre il rigore del leader di Alps non è lontano dal totalitarismo familiare dell'opera seconda di Lanthimos.
Nonostante le stranianti somiglianze fra i due film, Alps riesce bene a raccontare temi come l'identità, la perdita, il controllo e l'alienazione. Prodotto dalla Haos Film, il film ha senza dubbio bisogno di tenere sempre il pubblico sotto controllo, ma la lentezza degli eventi e la secchezza del tema difficilmente faranno del film un successo di grande pubblico.
Venerdì 06 MARZO 21.30
Luton
Un film di Michalis Konstantatos. Con Nicholas Vlachakis, Eleftheria Komi, Christos Sapountzis, Yota Argyropoulou. Thalassini Vostantzoglou, Connie Zikou, Anna Kouroupou, Steve Krikris, Magda Lekka, Aglaia Pappa, Yorgos Tsemberopoulos, Maria Tsima, Munse Kamal Hossain, drammatico, durata 100 min. - Grecia 2013 Greco sub.Ita
Il film di Konstantatos parte con i suoi personaggi ai bordi di scene statiche, quasi in attesa di fare qualcosa che consentirà loro di entrare al centro della scena, e segue tutte le regole fissate dagli apripista della Weird Wave greca.
Lunghe e inesorabili sequenze seguono il vuoto delle vite quotidiane dei personaggi, con dialoghi minimali e una nebbia biancastra che si staglia sui fotogrammi mentre il regista introduce i suoi tre eroi: un solitario avvocato che si strugge dal desiderio di essere toccato — emotivamente più che fisicamente, un negoziante di mezza età frustrato dalla monotonia del suo lavoro e della famiglia, un ragazzo soffocato dalla durezza dei genitori borghesi e lontani.
Spiccano delle scene con le quali il regista mostra la sua opera tematica con sguardi strazianti a momenti di intimità (baci adolescenziali, momenti di auto-erotismo, sesso di compleanno), anche se nel procedere del film Konstantatos sembra cercare di abituarsi ai tempi del lungometraggio con un esercizio di stile e linguaggio cinematografico.
Le relazioni tra i personaggi si rivelano in una sequenza forte e spaventosa negli ultimi minuti del film, e tutto prende un senso raggelante lasciando nello spettatore la voglia di averne ancora, dopo aver fatto conoscenza con un nuovo regista dal punto di vista stimolante.