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MAGGIO

 CONTINUA...................... L 'INCERTA CINEMATOGRAFIA DI UN PAESE CHE NON ESISTE

Venerdi 1 maggio 17.30-19.30-21.30

Bread and roses




I cortei rossi filmati, gli slogan, la netta distinzione di classe quasi esasperata dalla regia, potrebbero facilmente essere catalogati come retorica, come facile propaganda politico-sindacale, per catturare le simpatie del pubblico.
Ma il pubblico di KL già le conosce queste cose e non ha bisogno di esserne conquistato. Io lo considero invece un gesto di coerenza e coraggio: non saranno certe le bandiere rosse a farGli conquistare nuovi ammiratori che casualmente potranno imbattersi nei suoi film, ma se ci riuscirà sarà grazie al "suo" (e di molti altri...anche se non la maggioranza) messaggio.
Il rosso e' un corollario "indispensabile". In certe realtà c'e', non se ne può fare a meno...non ne possono fare a meno neanche quelli che stanno dall'altra parte della barricata che lo possono ostacolare con mille altri colori, ma prima o poi il "rosso" esce. Ce ne accorgiamo solo quando l'acqua arriva alla gola, ma l'importante e' che continui ad uscire e Loach col suo progetto ci aiuta a ricordarlo.
 

Venerdi 8 maggio 21.30

LUCIA Y EL SEXO

Un film di
Julio Medem. Con Paz Vega, Tristán Ulloa, Najwa Nimri, Javier Camara.


Drammatico, durata 128 min. - Spagna, Francia 2001.



Storia di un amore spezzato all’improvviso, di uno scrittore e della sua musa; storia di una fuga in cerca dell’origine del sogno, e della diserzione dalla realtà per meglio assorbire il dolore, e per poterlo vincere.
Storia poi di una relazione di due estranei, durata una fuggevole notte e destinata a cambiare il futuro dei due amanti; che rimarranno estranei per anni, ma dell’amore di quella notte vedranno il frutto, una bambina.
Storia infine della creazione delle storie, e del legame indissolubile del creatore con le sue creazioni, e della sua capacità di incidere nelle vite reali come nelle vite immaginarie, e di deciderne le sorti, e di interiorizzarne i contrasti e le ossessioni, e di armonizzare i desideri e deteriorare le paure.
L’erotismo annunciato nel titolo è sì parte del film; film che non evita di rappresentare scene stavolta davvero al limite della pornografia: tuttavia sembra un espediente volto a tratteggiare con nitore l’intesa e il desiderio dello scrittore e della musa, ha qualcosa di giocoso e di gioioso, sempre - almeno, quando descrive l’amore dei due protagonisti principali.
 
 
Questa pellicola si contraddistingue per una densità d’argomenti semplicemente straordinaria: nella sua crudezza, nella sua naturale tendenza ad esplicitare ogni sentimento e ogni sensazione, nel suo intellettualismo spregiudicato e nella sua sensualità è davvero un piccolo capolavoro.
Per la seconda volta in pochissimi anni, dopo “Tutto su mia madre” di Almodovar, il cinema spagnolo presenta al mondo un film dalle infinite chiavi di lettura. Questo “Lucía y el sexo” si fonda su temi come la vita, la morte, l’amore, la memoria, il desiderio, la sensualità, la paternità, l’arte, la creazione artistica, l’isolamento, il rapporto tra creazione e creatore, la relazione tra realtà e immaginazione, il significato delle ossessioni e il senso dei rimorsi e dei rimpianti, il ruolo del lettore e la sofferenza dello scrittore, l’assenza di ispirazione e il trionfo della fantasia; e potrei ancora insistere nell’elencare. Mi fermo perché consapevole che dalla lettura di un film del genere potrebbe derivare un saggio di centinaia di pagine, certamente inadatto alla pubblicazione in rete.
 
I

Lucía è interpretata dalla seducente e fascinosa Paz Vega. L’attrice si cala perfettamente nella parte: è intrigante e solare, femminile e provocante.
Lorenzo è il tenebroso Tristán Ulloa. Complessivamente credibile, adotta una serie di tic e incarna delle nevrosi drammatiche con una certa disinvoltura; mai precipita nei personalismi, restando fedele al personaggio. Eccellente nel passaggio dall’entusiasmo e dalla felicità dei primi anni della relazione con Lucía alla torbida ossessività caratteristica della seconda parte della pellicola.
Merita certamente d’essere menzionato il poliedrico Javier Camara, nei panni di Pepe, agente letterario e confidente di Lorenzo: Camara, già apprezzato nel sorprendente e onirico “Parla con Lei” di Almodovar, nel ruolo del protagonista principale, regala qui un’interpretazione dell’amicizia incisiva e convincente.

Giovedi 14 maggio 21.30

CAOTICA ANA


Una storia sulle drammatiche conseguenze dell'ipnosi messe in luce dallo spagnolo Julio Medem nel suo film, interpretato dalla bravissima manuela Velles.

Recensione del film Caótica Ana (2007)

 
Quella che sembra essere una ragazzina dall’innocenza ancora limpida si rivelerà poco a poco chiaro simbolo dell’intera storia dell’uomo, la vittima dei suoi flagelli, l’immagine della donna che cerca il riscatto dalla volgarità e dall’arroganza del maschio.
 
Ana y la muerte
Non si smentisce Julio Medem, uno dei nomi più importanti della cinematografia spagnola contemporanea, che prosegue imperterrito nella sua personalissima idea di cinema dall'enorme potenza visiva e dalla narrazione caotica a riflettere il mondo interno dei suoi tormentati protagonisti e le loro storie surreali. A sei anni di distanza dal controverso Lucia y el sexo, Medem torna alla regia con Caotica Ana, presentato in concorso alla seconda Festa del cinema di Roma, un delirio femminista e pacifista diviso in dieci quadri più uno, che parte da una caverna nel cuore di Ibiza per arrivare negli spazi tipici della metropoli, tra ampie strade dominate dall'indifferenza della folla ed enormi grattacieli nel cuore di New York.

Come spesso accade nei film di Medem, protagonista è ancora una volta una donna, una ragazzina dall'attitudine hippy che si trasferisce a Madrid, separandosi a malincuore dall'amato padre-cavernicolo, alla ricerca di sé stessa. Qui impara il valore dell'amicizia, il miracolo dell'amore, ma scopre anche le ombre scure che si muovono dentro la propria anima. Attraverso l'ipnosi, infatti, Ana rivive quelle che sembrano essere tutte le sue vite passate, ma l'unico ricordo che di queste riemerge è ogni volta quello di morti sempre violente, che la tormenteranno consegnandola ad uno stato di perenne ed incontrastabile dolore.
Medem rimescola in ogni momento le carte in tavola, disorientando come suo solito lo spettatore. La pellicola infatti, per ognuno dei suoi capitoli, affronta un tema diverso, facendo però tesoro di quanto riferito fino a quel momento: dalla scoperta di Ana del mondo fuori dalla sua caverna alla quotidianità condivisa con altre persone, dall'amore che entra ed esce dalla sua vita come un soffio di vento, ma è destinato a segnarla per sempre, alla tragicità della reincarnazione e alla barbarie che ogni guerra reca con sé. Il tutto con in sottofondo l'amara litania della morte.

"La storia è qualcosa di terribile, perché è solo una serie di atrocità" rivela ad Ana suo padre e la ragazza farà presto esperienza di questo insegnamento sulla propria pelle e nel proprio animo, scoprendo il velo dalla propria personalissima storia che rivelerà altrettanto orrore, impossibile da domare. Momenti teneri (uno su tutti la splendida scena del ballo tra Ana e il padre) si alternano a sequenze cruente (l'avvoltoio che strappa l'occhio di un uomo per poi divorargli tutto ciò che gli ricopre il cranio) o dominate da una forte carica erotica, come nella tradizione del cinema del regista spagnolo. Quella che sembra essere una ragazzina dall'innocenza ancora limpida si rivelerà poco a poco chiaro simbolo dell'intera storia dell'uomo, la vittima dei suoi flagelli, l'immagine della donna che cerca il riscatto dalla volgarità e dall'arroganza del maschio.

Nonostante il suo cinema stravagante non convinca mai fino in fondo, per le sue storie esagerate ma impalpabili e i caratteri che appaiono ogni volta troppo caricati, a Medem va riconosciuto il tentativo di solleticare il nostro sguardo attraverso scelte estetiche estreme che provano a modellare sui propri toni i nostri stati d'animo. Caotica Ana sembra un dipinto in movimento dai colori accentuati, e l'arte stessa è diegetizzata grazie alle installazioni, i filmini, i disegni che punteggiano con eleganza tutti i passaggi principali. Naturalmente in questo contesto si sprecano i simbolismi, come i due uccelli (il falco che uccide l'uccello dalle candide piume bianche) che aprono il film e che troveranno spiegazione soltanto nella scena conclusiva. Medem affianca al grido d'amore per la donna il bisogno di riaffermare la necessità della pace e li riunisce in un finale da fuochi d'artificio. Le battute conclusive del film, che rischiano seriamente di inabissarsi nella solita sterile critica al presidente americano guerrafondaio, si trasformano infatti in un atto poetico nel suo estremismo che è sinceramente irresistibile per l'ironia con il quale è messo in scena e coinvolge lo spettatore nel gesto liberatorio della protagonista guerriera che prima umilia il potente e poi lo ridicolizza offrendosi nuda in pasto alla sua rabbia. Delirante.


Il film, intitolato Caotica Ana, focalizzato sul narrare le esperienze che la ragazza
acquisisce dai 18 ai 22 anni, porta alla ribalta un personaggio tormentato e complesso, come il titolo stesso afferma "caotico", con l'intento di celebrare il femminismo che combatte strenuamente la tirannia dell'uomo, un tema questo attualissimo oltre che nel nostro paese, in Spagne dove la violenza dell'uomo sulla donna ovvero il "machismo" è un fenomeno frequentissimo.

Il film è anche un delicato omaggio del regista alla sorella scomparsa in seguito aun incidente automobilistico nel 2000.
Come la protagonista anche lei si chiamava Ana ed era una pittrice, e i quadri
raffigurati nel film sono stati dipinti proprio da Ana Medem.
Una giovane artista, sdradicata dal suo mondo e dalla famiglia che si ritrova, quasi senza rendersene conto, protagonista e testimone della violenza maschile. Gli elementi della vita e della dolcezza si contrappongono in una lotta universale alla brutalità e alla grettezza.


Venerdi 22 maggio 21.30

OBABA
Regia: Montxo Armendáriz
Musiche originali: Xavier Capellas
Fotografia: Javier Aguirresarobe
Montaggio: Rosario Sáinz de Rozas
Interpreti: Bárbara Lennie, Juan Diego Botto, Pilar López De Ayala, Eduard Fernández, Peter Lohmeyer, Mercedes Sampietro, Héctor Colomé, Pepa López, Txema Blasco, Juan Sanz, Iñake Irastorza, Lluís Homar, Ramón Barea
Durata: 100
Genere: Drammatico - Fantastico
Spagna, 2005
Ispirato ad Obabakoak di Bernardo Atxaga, racconta le storie degli abitanti di Obaba, un villaggio immaginario sperduto fra i monti della provincia Basca.
Lourdes, una giovane studentessa, arriva ad Obaba con la sua videocamera per intervistare questa piccola comunità.
Verrà completamente assorbita dalle storie e dai segreti degli abitanti, ciascuno intrappolato nel proprio passato, ed imparerà che "non si può prendere un pesce senza bagnarsi".
Una magica storia, strutturata su più piani temporali dove mistero e rivelazione viaggiano di pari passo.
Non soddisfa del tutto ma si lascia guardare con piacere!


Venerdi 29 maggio 21.30

El Espíritu de la Colmena


spagnolo sott.li italian

Regia: Víctor Erice
Durata: 97 minuti  Nazionalità: Spagna   Anno: 1973

 

In una desolata cittadina spagnola, le due sorelle Ana e Isabel guardano un film del 1931, "Frenkenstein". Ana in particolare ne rimane affascinata, e chiede ad Isabel, sua sorella maggiore, informazioni sul mostro. Quest'ultima le spiega che il mostro è uno Spirito e basta chiudere gli occhi per trovarselo davanti e le racconta di averlo visto in una abitazione desolata, ai margini del deserto.
Arrivata a questa abitazione Ana trova un soldato ferito, probabilmente scappato dalla guerra e lo aiuta a curarsi...

 

 

Questo film è stato girato negli ultimi anni della dittatura franchista in Spagna ma è ambientato negli anni della guerra civile spagnola... le situazioni descritte nel film sono chiaramente riferite alla situazione franchista (primi settanta) della spagna e si può vedere come ogni guerra sia solamente fine a se stessa ed assolutamente inutile. Tutto il simbolismo di questo film è probabilmente riconducibile a questo fatto. Simbolismo reso magistralemtne dallo sgurado distaccato di una bambina che non teme l'orrore, non ne ha paura... ma ne è incuriosita.

22/05/2009 22:45

COMMENTI

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