Privacy Policy Cookie Policy

APRILE

Mapa de los sonidos de Tokio

AUN -The Beginning and the End of All Things

Venerdì 11 aprile 21.30 

Mapa de los sonidos de Tokio 

Un film di Isabel Coixet. Con Rinko KikuchiSergi LópezMin TanakaManabu OshioTakeo Nakahara

Hideo Sakaki 

 Drammatico, durata 104 min. - Spagna 2009.

TRAMA:
La figlia del businessman Nagara (Takeo Nakahara), Midori, si è suicidata. L’uomo, distrutto dal dolore, affida al suo braccio destro, Ishida (Hideo Sakaki), da sempre innamorato della ragazza, il compito di assoldare un assassino per eliminare l’amante della giovane, lo spagnolo David (Sergi López), che ritiene responsabile del suicidio. David, proprietario di un negozio di vini pregiati, viene avvicinato dalla bella Ryu (Rinko Kikuchi), cui è stato commissionato l’omicidio, una ragazza dal passato oscuro che, quando non fa la killer, lavora al mercato del pesce. Qualcosa però fa nascere in Ryu un interesse per David, tra i due inizia una relazione basata su una silenziosa affinità e sul sesso. La storia è narrata con le parole dell'unico amico di Ryu, un anziano rumorista (Min Tanaka).

Questo film è stato massacrato dalla critica, a quanto ho letto in giro, ma molto più di certi obbrobri che vengono risparmiati, forse perché godono della protezione di grandi major americane o perché sono film italiani o magari perché il regista/l'attore di turno è un mostro sacro a cui i critici perdonano tutto. Resettiamo.
'Mapa de los sonidos de Tokio' è un film spagnolo girato al 99% in Giappone e in cui recita un solo attore iberico: già solo questo è abbastanza curioso... Si tratta di un film sull'incomunicabilità e sulla solitudine esistenziale, il cui senso è riassumibile dai versi di una canzone dei Depeche Mode (che viene cantata al karaoke da David), il pezzo sarebbe 'Enjoy The Silence': "Tutto ciò che ho sempre voluto / Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno / È qui tra le mie braccia / Le parole sono davvero superflue / Possono solo fare soffrire". A differenza della Sofia Coppola di 'Lost in Translation', Isabel Coixet dimostra di conoscere davvero il Giappone, il che per un nippofilo fa una certa differenza. Il film è stato tacciato di manierismo, di sovrabbondanza di vuoti estetismi e di didascalismo. Quest'ultimo punto mi sembra in effetti poterlo imputare a Isabel Coixet, il film è fin troppo esplicito nel volersi spiegare e finisce per sembrare, a livello di sceneggiatura, troppo ingenuo. Visivamente invece l'ho trovato bellissimo e godibilissimo, estetismi ridondanti compresi. La migliore interpretazione la offre l'idol Manabu Oshio, commesso al negozio di vini, che compare forse in 3 scene in tutto, ma se la cava benissimo; Rinko Kikuchi e Sergi Lopez al di sotto delle aspettative, mentre l'anziano ballerino/attore Min Tanaka con la sua voce e il suo volto solcato dalle rughe vale di per se stesso la visione. Interessante la (introvabile?) colonna sonora, protagonista del film assieme ai paesaggi urbani, ai silenzi, ai rumori.

(cit Asian World )

 

Venerdì 18 aprile  21.30    

AUN

The Beginning and the End of All Things

Un film di  Edgar Honetschläger.con  Hiyori Yuki, Rosanne Mulholland, Saito Yosuke, William Ferreira, Tenji Kamogawa, Komoto Kyoichi, Yukika Kudo, Kazuto Taguchi, Yoshimito Daisuke, Makiko Kawai, 

 durata 100'min. - Austria, Giappone 2011.

 

Un’opera insolita, ispirata dalla spiritualità scintoista e dall’antropologia strutturalista. La tesi sostenuta è che esiste una continuità e un legame tra natura e umanità, civiltà e cultura: una relazione in grado di sostituirsi alle divisioni e alle dicotomie del passato. Un’idea espressa dal film coniugando foto della natura e immagini di fantasia, foto del mondo microscopico con fotogrammi infinitesimali e animazioni.

Viaggiando tra il fantasy e il genere sci-fi, AUN mette in luce il desiderio di crearsi un futuro nonché la primordiale paura e disgusto dell'uomo nei confronti dell'apocalisse.

Stando alle parole del regista, questo non è un art house movie, bensì è più definibile come un'opera d'arte sotto forma di film. AUN raggruppa elementi caratteristici dei pensieri filosofici di Claude Lévi-Strauss e della religione shintoista, rifiutando in tutto e per tutto la divisione artificiale tra uomo e natura.

Il film si prefigge di mostrare un futuro in cui la vita si basa unicamente sui sensi e che esorta il genere umano a cercare nuovi metodi, nuovi rituali coi quali oltrepassare l'ordine della natura stessa, alla scoperta dei fenomeni trascendentali.

 

Privacy Policy Cookie Policy